#strade30elode. Proposte per un quartiere da 15 minuti /1

Questa campagna elettorale non poteva capitare che in un momento particolare per chi è genitore: l’inizio della scuola.

Chi è genitore sa che cosa significa superare le prime settimane di settembre e ottobre tra inserimenti scaglionati alle materne e scuole che aprono gradualmente a tempo pieno.

Come se i genitori non lavorassero. Considerate le recenti dichiarazioni di fine dello #smartworking si ritorna a supplicare 'comprensione' ai propri datori di lavoro. Peraltro, lo dobbiamo ammettere, è un compito che grava principalmente sulle madri.

Questo mi permette di fare un paio di considerazioni e proposte in attesa che arrivino questi benedetti santini.

Io e mia moglie andiamo in bici al lavoro, abbiamo scelto due scuole vicine ma la conciliazione tra orari di entrata e orari lavorativi è un rebus. E’ più facile distribuire pacchi Amazon che incastrare tutto (in attesa che poi partano - e speriamo che partano - le attività extra scolastiche!).

In tutto questo discorso c’è un discorso della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro ma anche di coordinamento e di servizi alle famiglie.

Se vogliamo un quartiere basato sul principio della distanza dei quindici minuti sono parecchie le cose da fare.

Con la pandemia il servizio pedibus è stato difatto soppresso e avrebbe senso riprenderlo e potenziarlo. In passato quando me ne sono interessato ho visto che le scuole ridisegnano gli itinerari in base alle iscrizioni facendo spostare cartelli e scritte.

Sembra razionale ma non lo è. Infatti in quell'occasione ottenni un percorso semplicemente segnalando che nel mio palazzo di lì a tre anni ci sarebbero stati molti bambini in età scolare. Qui il paradosso è che le scuole lavorano con dati di in anno in anno mentre basterebbe che dialogassero con l'anagrafe ma vabbé.

Il mio impegno - se sarò un vostro rappresentante - sarà quello di potenziare il servizio e i percorsi e renderli permanenti salvo poi attivare quelli su cui c'è effettiva richiesta. Ogni segno sui marciapiedi (a Torino i piedi gialli, per intenderci) o cartello che lo pubblicizza segnala una possibilità, fa capire che c'è un potenziale servizio ed una alternativa all'auto. Entra nella percezione dello spazio, inizia inconsciamente a lavorare nel cervello ("ma guarda un po' c'è questa possibilità, magari mi informo")

Il secondo punto sono le strade. Siamo in forte ritardo nell'applicazione di zone 30,  strade scolastiche, e piste/corsie ciclabili. Sono stati fatti alcuni timidi tentativi nell'ultimo anno senza predisporre però controlli e coinvolgere sistematicamente le scuole.

Per questo lancio l'idea di #strade30elode. Non è una questione solo di velocità. Le strade sono nate come spazi di relazione. Strade più "democratiche" dove tutti gli utenti hanno il loro spazio (compreso i negozi di vicinato, per dire) e tutti i tipi di mezzi possono essere utilizzati in sicurezza, garantiscono vitalità e sviluppo ad un quartiere.

L'esperienza del #biketowork lanciata da Bike Pride e altre associazioni - a cui come socio ho aderito diventandone promotore - in tutta la città nella mia circoscrizione è stata un successo. Ha colto una domanda nascosta. Questo mi fa dire che nessuno è veramente felice di spostarsi in auto e quando si presenta l'occasione, anche per gioco, la prova. Poi i bambini chiedono ai genitori quel "lo rifacciamo ?" che tanto temiamo in altre situazioni. E la giostra non si ferma più.

Riprenderemo sicuramente l'esperienza presto ma qui voglio sottolineare che una strada viva, una #strada30elode, permette ad un genitore di essere più tranquillo di mandare un figlio in bicicletta o a piedi a scuola (magarì alle medie). Se c'è un negoziante, per esempio che butta l'occhio sul marciapiede quando passano dei bambini o che è disponibile in caso di bisogno ad attivarsi per piccoli inconvenienti saremmo tutti più tranquilli.
E magari quel commerciante avrebbe i genitori come clienti.

E magari, qui prometto un approfondimento successivo, si crea un meccanismo di economia circolare: riconosco un vantaggio economico a chi fa buone azioni sul territorio soprattutto se poi le rispende sul territorio.

Una monetà virtuale, un cashback, se chiudi il cerchio e coinvolgi tutti.

Quello che dico non è fantascienza accade già in migliaia di piccoli contesti nel nostro paese e accadeva fino a qualche decennio fa. Poi le strade sono diventati spazi non curati, di passaggio, con strisce pedonali che quasi non si vedono, con doppie file e tutto quello che sappiamo.

Un quartiere così diventerebbe più attrattivo, le famiglie vi si trasferirebbero, le giovani coppie ci metterebbero su casa, le scuole sarebbero più richieste, e le vie sarebbero più vive. E quando le vie sono più vive la gente ci si ferma. O rallenta.

Tutto questo andrebbe seguito e sviluppato e per quanto odio la parola manager (Elio delle Storie Tese ha affermato che in Italia quando non si sa risolvere un problema si definisce un manager, concordo), ogni circoscrizione dovrebbe avere un mobility manager.

Gioco nel mio campo, lo so. La legge prevede che ogni scuola o realtà produttiva oltre 100 dipendenti ne nomini uno: difficile creare competenze e sensibilità in poco tempo.

La mia proposta è un'ufficio in circoscrizione che si occupi di coordinare la mobilità delle scuole e l'attuazione di tutti gli interventi di riqualificazione degli spazi con il comune, promuovere la conciliazione dei tempi del quartiere.

Le #strade30elode convengono anche a te. Se ti ho convinto condividi questo post e vota Sinistra Ecologia Torino, scrivi Domenico De Leonardis se vivi in Circoscrizione 3 o 4.